[0689] • PAULO VI, 1963-1978 • LA INDISOLUBILIDAD, GARANTÍA DE BIEN Y FELICIDAD
De la Alocución L’orologio, al Sacro Colegio Cardenalicio, 22 diciembre 1970
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[8.–] Pero al observar el momento actual de la vida de la Iglesia, nuestra atención viene reclamada por otro acontecimiento que llena a nuestro ánimo de profunda amargura, y pone ante nosotros nuevos y graves problemas. Se trata de la introducción del divorcio en la legislación italiana.
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[9.–] La amargura surge, en primer lugar, como es natural, de la consideración del daño moral que semejante innovación está llamada a hacer al pueblo italiano. La Iglesia no puede, en efecto, dejar de proclamar aquel altísimo principio que, inscrito ya en el derecho natural, ha sido confirmado y reforzado, para los cristianos, por la ley del Evangelio, en la que Cristo advierte que el hombre no puede atreverse a separar lo que Dios mismo ha unido. Ni puede la Iglesia dejar de recordar que la observancia de ley tan solemne y elevada es, para el hombre, y en particular para el cristiano, no sólo deber, sino garantía de bien: el bien, justamente, procedente de la defensa que la indisolubilidad del vínculo matrimonial garantiza para la estabilidad, para la seguridad, para la serenidad de la familia, célula natural de la sociedad humana, y especialmente de los hijos.
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[14.–] No es menor, sin embargo, ni ha disminuido en modo alguno nuestro afecto por la amada nación italiana y por todos sus hijos, a los cuales se dirige la exhortación paternal para que sepan, todavía hoy y en el futuro, permanecer firmemente fieles a sus antiguas y honorables tradiciones de respeto a los valores cristianos de la familia, y para los que invocamos del Señor paz y prosperidad.
[E 31 (1971), 7]
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[8.–] Ma osservando l’ora presente della vita della Chiesa la nostra attenzione è richiamata da un altro avvenimento, che riempie, questo, il nostro animo di profonda amarezza, e pone davanti a noi nuovi gravi problemi. Si tratta della introduzione del divorzio nella legislazione italiana.
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[9.–] L’amarezza è data inanzitutto, come è giusto, dalla considerazione del danno morale che simile innovazione è destinata ad arrecare al popolo italiano. La Chiesa non può, infatti, cessare dal proclamare quell’altissimo principio che, iscritto già nel diritto di natura, è stato confermato e rafforzato, per i cristiani, dalla legge dell’Evangelo, là dove Cristo ammonisce che non può l’uomo osare di separare ciò che Dio stesso ha unito. Né può la Chiesa cessare dal ricordare che l’osservanza di legge così solenne ed elevata, è, per l’uomo e in particolare per il cristiano, non solo dovere ma garanzia di bene: il bene, appunto, proveniente dalla tutela che la indissolubilità del vincolo matrimoniale garantisce alla stabilità, alla sicurezza, alla serenità della famiglia, cellula naturale della società umana, e specialmente dei figli.
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[14.–] Non è venuto meno, però, o diminuito in alcun modo, il nostro affetto per la diletta Nazione italiana e per tutti i suoi figli, ai quali va l’esortazione paterna che sappiano, ancor oggi e nell’avvenire, rimanere saldamente fedeli alle antiche e onorevoli loro tradizioni di rispetto ai valori cristiani della famiglia, e per i quali invochiamo dal Signore pace e prosperità.
[AAS 63 (1971), 87-88]