[1414] • JUAN PABLO II (1978-2005) • LA FAMILIA, “IGLESIA DOMÉSTICA”
Del Saludo a las Familias, en la visita pastoral a la parroquia de San Higinio, Roma (Italia), 20 enero 1991
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[1.–] Quiero alegrarme con él [San Higinio] porque es uno de los lejanos predecesores de Juan Pablo II, y después porque era Obispo de Roma, y nos encontramos en esta ciudad y en esta Iglesia de Roma. Quiero alegrarme especialmente en esta parroquia que está dedicada a su memoria y lleva su nombre, su título. Quiero alegrarme con él por la dedicación de la nueva iglesia que hemos vivido y celebrado, pero, sobre todo, por lo que he podido ver y escuchar ahora brevemente, por la construcción de esta iglesia como realidad interpersonal, familiar, como una dimensión doméstica. Eso, iglesia doméstica. Ciertamente, San Higinio y los Santos contemporáneos suyos eran muy conscientes de esta dimensión de la iglesia doméstica que es la familia. Es la familia grande y, a veces, esta iglesia doméstica se convertía también en una iglesia de grupo, de comunidad cristiana. La Iglesia doméstica, y pienso que nos movemos en este nivel.
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[2.–] La parroquia debe ser una parte auténtica y homogénea de la Iglesia de Cristo, debe situarse al nivel de las iglesias domésticas. Se realiza en la iglesia doméstica, en la familia. He podido seguir un poco la demostración de la autorrealización de la iglesia doméstica a través de la catequesis. Ciertamente, la familia es la primera catequista, la primera catequizada, y la primera catequizadora, y esto se realiza con gran éxito no sólo de la comunidad cristiana de la parroquia, sino también de la familia, de la comunidad de personas. Hemos experimentado que el que quiere la comunión de las personas, quiere el diálogo. Son palabras que el mundo contemporáneo repite tanto, que, podemos decir, ha hecho carrera en la filosofía y en el pensamiento contemporáneo, y también en la publicística; y también han tenido éxito, por ejemplo, los documentos del Concilio Vaticano II y otros documentos del Magisterio de la Iglesia.
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[3.–] Pero no se trata de palabras, de conceptos, sino de realidades muy importantes. Cada uno de nosotros es persona, los niños, los padres, los abuelos, este recién nacido es una persona, el que va a nacer es persona. Todos son personas y, como personas, sólo se realizan a través del don, y, por este don, Dios nos ha dado un instrumento estupendo que es la palabra, la posibilidad de hablar, de dialogar, es decir, dar un don. Sabemos que, si falta la palabra, como hemos visto en estas experiencias referidas por loa jóvenes, no se habla, falta el don: no sólo el de la palabra, sino el de la persona; y, si no se habla, si no se dan en este don recíproco, no se pueden realizar, no sólo como personas. Querría concluir citando esta definición del Vaticano II que resume la doctrina tradicional de la topología cristiana de todos los siglos: el hombre es la única criatura que Dios ha querido por sí mismo, pero la criatura, el hombre-persona humana, no se realiza si no es a través de un don imperfecto, un don de la conversación, del diálogo.
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[4.–] Y, después de esta fuerza educativa, es también la fuerza del catecismo, ya que la catequesis es educación, no es sólo transmisión de unos conocimientos, de una teoría, sino que toda la catequesis es educación, formación de las personas, de los jóvenes por parte de los adultos, y también formación de los padres por parte de los jóvenes. Sed educadores de vuestros hijos, pero ellos son también vuestros educadores.
[OR (e. c.), 8.II.1991, 6]
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[1.–] Allora io voglio congratularmi con lui perchè è uno dei lontani predecessori di Giovanni Paolo II, ma poi anche perchè era Vescovo di Roma e noi ci troviamo in questa città e in questa Chiesa di Roma. Voglio congratularmi specialmente in questa parrocchia che è dedicata alla sua memoria e porta il suo nome, il suo titolo. Voglio congratularmi con lui per la dedicazione della nuova chiesa che oggi abbiamo vissuto e celebrato, ma ancora di più per quello che ho potuto vedere ed ascoltare brevemente adesso, per questa costruzione della chiesa come realtà interpersonale, familiare, come una dimensione domestica. Ecco, chiesa domestica. Certamente Sant’Igino e i santi suoi contemporanei erano molto consapevoli di questa dimensione della chiesa domestica che è la famiglia, è la grande famiglia e qualche volta questa chiesa domestica diventava anche una chiesa di gruppo, di comunità cristiana. La chiesa domestica, e io penso che qui siamo su questo livello.
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[2.–] La parrocchia deve essere autentica ed omogenea parte della Chiesa di Cristo, deve scendere sul livello delle chiese domestiche. Si realizza nella chiesa domestica, nella famiglia. E io ho potuto seguire un po’ la prova dell’autorealizzazione della chiesa domestica attraverso la catechesi. Certamente la famiglia è la prima catechista, la prima catechizzata e la prima catechizzante, e questo si fa con grande successo non solamente della comunità cristiana, della parrocchia, ma anche con grande successo della famiglia, della comunità delle persone. Abbiamo sentito che ci vuole la comunione delle persone, ci vuole il dialogo. Sono parole che il mondo odierno ripete tante volte, queste parole hanno fatto, possiamo dire, una grande carriera nella filosofia e nel pensiero contemporaneo ma anche nella pubblicistica e direi che hanno anche qualche successo, per esempio, nei documenti del Concilio Vaticano II e in altri documenti del Magistero della Chiesa.
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[3.–] Ma non si tratta di parole, di concetti ma di realtà molto grandi. Ciascuno di noi è una persona, i bambini, i genitori, i nonni, questo neonato è una persona, il nascituro è persona. Allora tutti sono persone e come persone non si realizzano se non attraverso un dono e per questo dono che Dio ci ha dato uno strumento stupendo che è la parola, è la possibilità di parlare, di fare dialogo, vuol dire anche dare un dono. Noi sappiamo qualche volta se manca una parola, come abbiamo sentito qui in queste esperienze riferite dai giovani, non si parla, manca un dono, non solamente per la parola, manca un dono per la persona e se non si parla, se non si offrono in questo dono reciproco non si possono realizzare, non solamente come persone. Vorrei concludere citando questa definizione del Vaticano II che riassume la tradizione dottrinale della topologia cristiana di tutti i secoli: l’uomo è l’unica creatura che Dio ha voluto per se stesso, ma la stessa creatura uomo-persona umana, non si realizza se non attraverso un dono imperfetto, un dono a Dio ad avere persone, un dono della conversazione, del dialogo.
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[4.–] E poi questa forza educativa è anche la forza del catechismo perchè catechesi è educazione, non è solamente trasferimento di una scienza, di una teoria ma tutta la catechesi è educazione, formazione delle persone, dei giovani da parte degli adulti ma anche formazione di genitori da parte dei giovani. Siete educatori dei vostri figli ma loro sono anche vostri educatori.
[Insegnamenti GP II, 14/1, 166-167]