[1184] • JUAN PABLO II (1978-2005) • IMPORTANCIA DE LA EVANGELIZACIÓN DE LA FAMILIA
De la Homilía durante la Misa en la Plaza “Las Américas” de San Juan de Puerto Rico (Puerto Rico), 12 octubre 1984
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7. Queridos hijos e hijas de Puerto Rico: La Madre de la Divina Providencia está particularmente presente en medio de vuestra comunidad. Indicando a Cristo el Señor, Ella repite las palabras dichas en Caná de Galilea: “Haced lo que Él os diga”.
¿Qué tiene que deciros hoy?
Uno de los terrenos a los que su solicitud maternal se dirige, es sin duda el de la familia. La estima profunda por la misma es uno de los elementos que componen vuestro patrimonio religioso-cultural. Ella transmite los valores culturales, éticos, cívicos, espirituales y religiosos que desarrollan a sus miembros y a la sociedad. En su seno, las diversas generaciones se ayudan a crecer y a armonizar sus derechos con las exigencias de los demás. Por ello debe ser un ambiente intensamente evangelizado, para que esté impregnado de los valores cristianos y refleje el ejemplo de vida de la Sagrada Familia.
La apertura a otras sociedades debe, pues, serviros para enriquecer la vuestra. Pero no permitáis que concepciones ajenas a vuestra fe y peculiaridad como pueblo destruya la familia, atacando la unidad y la indisolubilidad del matrimonio. ¡Salvad el amor fiel y estable! y superad la concepción divorcista de la sociedad.
Recordar también que –como enseñó el último Concilio– “la vida, desde su concepción, debe ser salvaguardada con el máximo cuidado: el aborto y el infanticidio son crímenes abominables” (21). Ninguna ley humana puede, por ello, justificar moralmente el aborto provocado. Como tampoco son admisibles en el plano moral las actuaciones de las autoridades públicas que intentan limitar la libertad responsable de los padres al decidir sobre los hijos a procrear.
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8. [...] Ojalá los padres encuentren plena libertad para elegir el tipo de escuela que prefieran para sus hijos, sin soportar por ello cargas económicas adicionales (22), y que las escuelas provean también a la educación religiosa y moral de los jóvenes, de acuerdo con la conciencia de sus padres (23).
[Insegnamenti GP II, 7/2, 905-906]
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1. In conformità a quanto preannunciato, intraprendiamo oggi l’analisi della virtù della continenza.
La “continenza”, che fa parte della virtù più generale della tem peranza, consiste nella capacità di dominare, controllare ed orientare le pulsioni di carattere sessuale (concupiscenza della carne) e le loro conseguenze, nella soggettività psico-somatica dell’uomo. Tale capacità, in quanto disposizione costante della volontà, merita di essere chiamata virtù.
Sappiamo dalle precedenti analisi che la concupiscenza della carne, e il relativo “desiderio” di carattere sessuale da essa suscitato, si esprime con una specifica pulsione nella sfera della reattività somatica e inoltre con una eccitazione psico-emotiva dell’impulso sensuale.
Il soggetto personale per giungere a padroneggiare tale pulsione ed eccitazione deve impegnarsi in una progressiva educazione all’autocontrollo della volontà, dei sentimenti, delle emozioni, che deve svilupparsi a partire dai gesti più semplici, nei quali è relativamente facile tradurre in atto la decisione interiore. Ciò suppone, com’è ovvio, la chiara percezione dei valori espressi nella norma e la conseguente maturazione di salde convinzioni che, se accompagnate dalla rispettiva disposizione della volontà, danno origine alla corrispondente virtù. Tale è appunto la virtù della continenza (padronanza di sè), che si rivela fondamentale condizione sia perchè il reciproco linguaggio del corpo rimanga nella verità, e sia perchè i coniugi “siano sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo”, secondo le parole bibliche (1). Questa “sot tomissione reciproca” significa la comune sollecitudine per la verità del “linguaggio del corpo”; la sottomissione invece “nel timore di Cristo” indica il dono del timore di Dio (dono dello Spirito Santo) che accompagna la virtù della continenza.
21. Gaudium et spes, 51 [1965 12 07c/51].
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2. Questo è molto importante per una adeguata comprensione della virtù della continenza e, in particolare, della considdetta “continenza periodica”, di cui tratta l’Enciclica “Humanae Vitae”. La convinzione che la virtù della continenza “si oppone” alla concupiscenza della carne è giusta, ma non è del tutto completa. Non è completa, specialmente quando teniamo conto del fatto che questa virtù non appare e non agisce astrattamente e quindi isolatamente, ma sempre in connessione con le altre (nexus virtutum), dunque in connessione con la prudenza, giustizia, fortezza e soprattutto con la carità.
Alla luce di queste considerazioni, è facile intendere che la continenza non si limita ad opporre resistenza alla concupiscenza della carne, ma, mediante questa resistenza, si apre ugualmente a quei valori, più profondi e più maturi, che ineriscono al significato sponsale del corpo nella sua femminilità e mascolinità, come anche all’autentica libertà del dono nel reciproco rapporto delle persone. La concupiscenza stessa della carne, in quanto cerca anzitutto il godimento carnale e sensuale, rende l’uomo, in certo senso, cieco e insensibile ai valori più profondi che scaturiscono dall’amore e che nello stesso tempo costituiscono l’amore nella verità interiore che gli è propria.
22. Cfr. Codex Iuris Canonici, can. 797 [1983 01 25/797].
23. Cfr. ibid. 799 [1983 01 25/799].